Hué
Huè, cittadina situata sulla riva del fiume dei profumi, fu fin dall’antichità un grosso centro culturale e religioso e capitale del Vietnam del sud fino alla colonizzazione dei francesi.
I resti della cittadella imperiale rappresentano la memoria del suo antico splendore. I suoi templi, i palazzi, i ponti e i giardini, anche se sono stati anch’essi danneggiati dalla potenza del fuoco americano, creano un’atmosfera armonica di grande effetto. Non so perché la mia mente va a Pechino alla sua città proibita. In effetti, come mi conferma la guida, c’è una strana somiglianza. Scorrono nella mia mente le immagini dell’imperatore, figlio del cielo, che assiste alle cerimonie di corte dei mandarini. Rimango affascinata dal palazzo della suprema pace, dove l’unico mobilio è il trono sotto un soffitto che rappresenta il cielo. A sud della cittadella c’è il mausoleo imperiale di Tu Duc che utilizzò in vita tutto il complesso come ritiro durante le fasi politiche più burrascose. Le statue dei mandarini sembrano accompagnare ogni visitatore verso la tomba del re.
Subito dopo, con una caratteristica barca con dei dragoni a prua, raggiungiamo la pagoda della Dama Celeste. Il posto è molto bello e tranquillo: la pagoda ottagonale a sette piani domina il complesso sacro. E’ qui che è custodita una vecchia Austin di un monaco buddista che si immolò per protesta contro il regime nel lontano 1963.
Nel Vietnam è facile vivere atmosfere belliche: non c’è una persona che non abbia perso in guerra un familiare. Meravigliosi i bonsai nel giardino e l’intero complesso che circonda la pagoda.
Oggi a Huè, ci racconta la nostra guida, è la festa degli antenati. I vietnamiti che hanno valori morali foggiati in seno al buddismo, al Confucianesimo e al Taoismo praticano il culto degli antenati. Venerano i defunti con altari situati nella parte centrale della loro casa. Ritengono che l’anima continui a vivere dopo la morte e più viene onorata e più lo spirito diventa più buono e benefico per i vivi.