Usa 2009: leggi il diario

La nostra prossima tappa è il gran Canyon North rime, lungo il percorso ci imbattiamo in una strada sterrata in una zona desertica, il nostro navigatore entra in tilt ma grazie ad un navajo riusciamo a ritrovare la strada maestra: in quelle strade sono stati sicuramente girati i più angoscianti thriller americani. Giungiamo finalmente, dopo aver attraversato immense praterie e foreste di pini e di abeti, al nostro lodge ben inserito nell’habitat: casette di legno molto confortevoli e di un romanticismo unico sparse nella foresta, un regno di fate in un bosco incantato con tanti mordaci scoiattoli che vagano indisturbati. E’ il tardo pomeriggio, giusto in tempo per ammirare uno splendido tramonto sul canyon dalle colorazioni e sfumature indescrivibili.

Il Gran Canyon, che è in grado da solo di parlare dei 2/5 della storia della terra, è opera del Colorado che ha scavato un’enorme fessura seghettata: una vera meraviglia della natura, un fenomeno geologico tra i più sorprendenti lungo circa 445 km. Le piogge hanno completato l’opera contribuendo alla formazione di meandri sinuosi. L’indomani siamo pronti per le varie escursioni. Di mattina con una navetta osserviamo dai vari Point i silenziosi panorami e di pomeriggio, dopo essere saliti sulla torre Watch, facciamo la sorvolata del Canyon South rime. Il volo in elicottero è indimenticabile, per un vuoto d’aria l’elicottero impenna e si piega lateralmente per pochi attimi; io sono accanto al pilota e vivo questa esperienza con una certa freddezza. Non mi riconosco, non ho paura forse perché affascinata da quella enorme fenditura sottostante dai mille colori attraversata dal mitico fiume Colorado che fa da contorno a questo scenario rosso e luminoso che in ogni angolazione sembra avere un suo stile architettonico molto personale. In serata andiamo a vedere un documentario sul Colorado e sulla sua storia, lo schermo Imax ci permette di entrare nelle scene e di partecipare in prima persona all’esplorazione. L’indomani siamo pronti per ripartire, ma continuiamo a fermarci ad altri Point per assaporare le ultime meraviglie; dobbiamo raggiungere Las Vegas ma ci concediamo una deviazione: un tratto della route 66, quella leggendaria strada madre, simbolo della cultura degli americani, cantata dai Rolling Stones, che continua a vivere nei cuori dei nostalgici che vorrebbero ritrovarsi in quell’atmosfera di sogno e di magia. E ora via per il Nevada, avvolta in una coltre nebbiosa appare Las Vegas che dopo tante meraviglie ai nostri occhi sembra dominata dagli spiriti del male che vorrebbero travolgere l’uomo debole e indifferente e intrappolarlo con i suoi vizi e le sue debolezze. Ci sembra un vero monumento al cattivo gusto, ma siamo contenti ugualmente in quanto per noi è stata solo una città di transito sia all’inizio del tour che alla fine. Domani si volerà per Chicago alla volta di Francoforte da dove raggiungeremo la nostra Firenze.
                                                                                                                               Betty Ranieri

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