Per un paio di ore vaghiamo per questa cittadella tra i lama che tagliano l’erba dei terrazzamenti in modo naturale; dalle vasche cerimoniali raggiungiamo i vari templi, le piazze, la Casa dell’Alto sacerdote e l’Intihuatano che è il principale luogo sacro del sito, un monolito tramite il quale gli Incas riuscivano a prevedere i solstizi. La guida ci informa sui suoi poteri speciali in quanto trasmette energia ed ecco che ognuno di noi si lascia attrarre dal fascino, alcune volte occulto, di questi posti e sfiora con una mano la sacra pietra.Andiamo via a malincuore e inconsapevoli che l’avventura non è ancora terminata. Giunti in hotel, dopo cena si programmano con la guida le attività facoltative dell’indomani: una camminata lungo i binari della ferrovia fino alla foresta fluviale. Ecco allora che noi, con il gruppo dei ragazzi, decidiamo invece di ritornare a Machu Picchu e di scalare Wayna Picchu, la montagna che sovrasta il sito: quel luogo ci aveva sedotto e conquistato e aveva esercitato su di noi una straordinaria forza magnetica.
V giorno
Alle tre del mattino siamo già svegli e riusciamo ad arrivare alla cittadella alle cinque: c’è una nebbia molto fitta e bassa che avvolge i paesaggi impedendo la visuale. Arriviamo ai piedi di Wayna Picchu, la giovane montagna, e intraprendiamo, una volta superata una piccola collina, il sentiero inca che si inerpica tortuosamente e, in alcuni punti, quasi in verticale. Intorno a noi solo nebbia, sembra un viaggio nell’inferno dantesco; per noi è un bene in quanto non ci rendiamo conto dello strapiombo che ci circonda e dopo poco più di un’ora siamo in cima alla vetta: mi sento veramente in pace con me stessa e ho già dimenticato il basso tunnel sotterraneo che avevo da poco oltrepassato. Sopra di noi solo gli aerei, sembra di essere ad un passo dal paradiso.
Ci fermiamo ad uno dei terrazzamenti che adornavano l’antico santuario, il tempo sembra essersi fermato, i nostri sguardi si incontrano: siamo tutti fieri di aver fatto un’esperienza memorabile. Ecco che improvvisamente una vista incredibile ci inebria: Machu Picchu riaffiora dal nulla, lentamente la nebbia si dirada e appare nella sua maestosità. Dietro le mie spalle, in alto, una pietra domina la vallata; è facile, in queste situazioni, con la sensazione di essere in cima al mondo, sognare ad occhi aperti e intravedere uno spirito inca seduto che mastica coca e protegge il suo universo e sicuramente dà coraggio ai suoi visitatori. Dopo aver cercato di immortalare per sempre queste vedute, iniziamo la discesa della montagna e arriviamo giù fradici ma appagati. Nel pomeriggio ritorniamo nel nostro albergo a Cusco e nella serata dalla guida ci viene comunicato un cambio di programma per l’indomani: a causa di uno sciopero, con relativo blocco stradale, avremmo raggiunto Puno in aereo.
VI giorno
Arrivati a Puno ci dirigiamo verso Sillustani, a 4000 metri sul livello del mare, situato su delle colline che arricchiscono ancor di più il bellissimo lago Umayo. Qui si ergono le torri di sepoltura, dei veri e propri templi, le chullpas; queste torri cilindriche, il cui accesso è sempre ad est dove nasce il sole, accoglievano, come un utero, le spoglie mummificate in posizione fetale e avvolte in delle erbe di interi gruppi familiari nobili insieme a quantità di cibo e oggetti personali che avrebbero accompagnato il defunto nel suo viaggio ultraterreno. Fra gli Incas tutto ciò che faceva paura veniva divinizzato e la mummia era una sfida alla morte in quanto era immortale e si sarebbe trasformata in vita, in una vita invisibile che sarebbe rimasta sempre accanto a tutti quelli che in terra l’avevano venerata.