Tra l’Himalaya a nord e l’India a sud c’è il Nepal, un territorio dove convivono da secoli popolazioni di razze, religioni e culture diverse. Del Nepal visitiamo solo Kathmandu che sorge sulla riva del fiume sacro Bagmati dove trascorriamo alcuni giorni. Arriviamo con un volo proveniente da Delhi nel tardo pomeriggio accolti all’aeroporto da una guida che ci accompagna subito in hotel e dopo meno di un’ora siamo in giro per la città, un vero agglomerato di pagode, templi e vari edifici; ci ritroviamo in una realtà surreale, è questo per noi il primo approccio con la storia di un popolo che non ha subito notevoli influenze straniere. Ci siamo mescolati con una folla indescrivibile e, a piedi, tra un traffico impressionante di auto, risciò, moto, biciclette, galline, mucche e rumori assordanti di clacson arriviamo fino al grande stupa con gli enormi occhi onniveggenti del Buddha.
L’ indomani facciamo il giro della città con la nostra guida e ci soffermiamo nella caotica Durbar Square, la piazza centrale dove c’è il palazzo reale con la porta d’oro, dalle incantevoli finestre di legno intarsiate con i suoi leoni di pietra che fanno da guardia. Questa piazza è il punto focale della città dove ci sono tanti templi a più tetti dedicati a Shiva, Vishnu e ad altre divinità. E’ qualcosa di veramente unica e incantevole; pranziamo in un locale con una fantastica veduta sulla piazza da dove assistiamo a scene di vita quotidiana: devoti che pregano, spezie e verdure distese al sole e donne che lavano panni alle fontane. E’ rimasta impressa nella mia mente in un tempio l’immagine di Shiva e di sua moglie affacciati da una finestra: osservano ciò che accade intorno a loro e sembrano mostrare interesse ai problemi terreni. Infine visitiamo la casa della Kumari, la dea vivente, una bambina adorata come una divinità fino alla pubertà in quanto è considerata l’incarnazione vivente della dea indù Durba. Questa divinità viene scelta tra bambine dai quattro ai sette anni e deve non solo avere ben trentadue attributi estetici ma deve superare dei riti tantrici veramente terrificanti: solo chi dimostra di non avere paura sarà la dea vivente.
Povere bambine! Vengono private della loro infanzia che nessuno sarà in grado di restituire e una volta avuta la prima mestruazione vengono restituite al mondo dei “mortali” e considerate portatrici di sfortuna e il più delle volte non riescono a sposarsi e a farsi una famiglia.
Proseguiamo per Bhadgaon, la città dei devoti, dove Bertolucci girò “ Il piccolo Buddha ”; qui vaghiamo per le stradine tra palazzi e templi a pagode, questo posto conserva il fascino medievale e sembra di vivere in un’atmosfera di altri tempi, abbiamo intorno a noi un patrimonio culturale e artistico enorme e non si nota lo scorrere del tempo in quanto si rimane incantati dalla vista di queste meraviglie. C’è un via vai di fedeli, profumi di fiori e di incensi e tanti monaci tibetani e ognuno, in silenzio, fa girare la ruota delle preghiere.
Nel pomeriggio facciamo una sosta sul fiume sacro dove i fedeli fanno le abluzioni per purificarsi e dove ardono pire funerarie, nell’aria c’è l’odore di carne umana che brucia, si avverte la morte, il dolore e si avverte la vita, il fervore della vita che continua: bambini che giocano, persone che lavano i panni lungo il fiume, gente che mangia e chiacchiera e numerosi santoni dai capelli lunghi e dai corpi decorati che si lasciano senza problemi immortalare dalla mia macchina fotografica. Simpatiche scimmiette che vanno su e giù dai templi e dalle gradinate sono testimoni di quest’atmosfera di dolore e di speranza di una vita migliore con la reincarnazione. Nel pomeriggio, sul tardi, partiamo per Nagarkot dove con delle situazioni non eccellenti riusciamo a sgorgere qualche picco himalaiano. La sera ci aspetta lo spettacolo con danze tipiche nepalesi.