Ogni luogo di culto lascia un segno profondo e spinge alla meditazione ed ad un esame del proprio essere. In tarda mattinata si parte alla volta di Jaipur e lungo il tragitto facciamo una pausa pranzo presso la fortezza di Neemrana, situata sulla cima di uno sperone roccioso, dalle cui terrazze ammiriamo un panorama mozzafiato sulle foreste infinite. Nel tardo pomeriggio raggiungiamo Jaipur, la capitale del Rajasthan, ricca di numerose fortezze che sono gemme di rara bellezza, edificata secondo regole architettoniche Indù, i suoi edifici sono di colore rosa-arancio dipinti nel 1800 per onorare il principe di Galles; ci immergiamo subito nella vita di ogni giorno e ci concediamo una passeggiata tra ambulanti e tante vacche sacre.
L’indomani raggiungiamo Forte Amber sulle colline di Aravalli dalla ripida rampa che oltrepassiamo sul dorso di elefanti dalla proboscide stupendamente dipinta, un’esperienza unica che ci fa rivivere il mondo passato. Il forte, le cui guardie indossano il tradizionale turbante, è in marmo bianco e sabbia rossa ed è ricco di palazzi e padiglioni dagli stili inconfondibili: una mescolanza di arte indù e architettura musulmana; le stanze sono decorate con suggestivi colori e bellissimi sono i dipinti sulle pareti di vetro. Dopo aver pranzato andiamo in giro nel baazar tra le coloratissime spezie e i profumatissimi fiori, tra i grovigli di cavi elettrici all’insegna delle attuali “norme di sicurezza”, tra incantatori di serpenti, scimmie, santoni, mucche sacre e tra gli artigiani che lavorano i loro articoli all’aperto; raggiungiamo subito dopo City Palace, uno spettacolare edificio medievale dalle sontuose decorazioni dove vivono i membri della famiglia reale e nel cui interno si ammirano intere pareti con argenti, cristalli e raffinati stucchi. E’ qui che nella stanza delle riunioni sono ben in mostra i due più grandi vasi d’argento del mondo che sono nel guinness dei primati, vasi che hanno trasportato l’acqua del sacro Gange quando il Maharaja Madho Singh si recò in Inghilterra. Dopo una piccola sosta in un bar visitiamo l’osservatorio astronomico con la grande meridiana equinoziale al suo centro, con numerosi orologi e strumenti per la determinazione della posizione degli astri. Veniamo attratti subito dai dodici segni zodiacali e ognuno di noi va alla ricerca del proprio per fotografarlo.
A questo parco veramente surreale è attiguo l’incredibile palazzo dei venti, l’Hawa Mahal. Peccato non poterlo ammirare perché in restauro, si intravedono solo alcune delle raffinatissime finestre a nido d’ape che consentivano alle donne della casa reale di osservare lo svolgere della vita quotidiana senza essere viste da occhi indiscreti. Ugo Gozzano al ritorno da un suo viaggio in India scrisse di Jaipur: il sovrano di allora doveva avere l’anima di un fanciullo e di un poeta per erigere un’urbe molto simile a quella percepita nei sogni dall’oppio, nelle fiabe persiane e nelle leggende vediche. Lasciamo, in effetti, un posto carico di storia e di fascino: un fascino misterioso senza tempo.
L’indomani partiamo alla volta di Agra e durante il tragitto facciamo una sosta alla città abbandonata di Fatehpur Sikri situata sulle rive di un lago naturale quasi prosciugato. In questo sito sono stati trovati strumenti dell’età della pietra in quanto ci sono stati insediamenti di uomini preistorici, abbiamo ammirato i numerosi palazzi in arenaria rossa: una fusione di stili architettonici. Nel pomeriggio facciamo una sosta ad Abhaneri, un borgo medievale famoso per il pozzo-palazzo che invece di innalzarsi verso l’alto affonda nella terra: una vera meraviglia architettonica per attingere l’acqua. La sera arriviamo ad Agra un po’ stanchi ma felici per cui dopo cena ci ritiriamo nelle nostre stanze per un bel meritato riposo notturno.
Agra sorge lungo le rive del fiume Yamuna ed è la città del Taj Mahal, un maestoso mausoleo, gioiello dell’arte musulmana in marmo bianco con dei motivi floreali di vari colori dai riflessi incandescenti, dichiarato da diversi anni “ patrimonio dell’umanità ”. Questo è il tempio dell’amore e fu costruito da un imperatore musulmano Shah Jahan in memoria della moglie adorata Mahal, è un posto unico al mondo: la cupola e i quattro minareti formano un magico gioco di colori in continuo cambiamento. Un poeta inglese l’ha descritto non come un pezzo di architettura ma la passione orgogliosa di un imperatore trasformata in pietra vivente. Mi allontano un po’ dal gruppo e mi siedo in un angolino a terra per godere di tale bellezza e non avrei mai voluto andare via: la silhouette vaporosa si riflette sul bacino d’acqua antistante e sdoppia meravigliosamente il tempio. Questo posto, come dicono gli indiani, bisogna osservarlo con gli occhi dell’amore: è il simbolo dell’amore eterno e vive proprio per questo, per rappresentare il sentimento profondo che lo ha ispirato.