L’indomani ci svegliamo prestissimo, in piena notte; ci aspetta la visita di Abu Simbal dove arriviamo, sotto scorta della polizia locale, dopo oltre quattro ore di pullman e dopo aver attraversato interminabili zone aride: paesaggi veramente lunari dove sembra regnare indisturbato il dio silenzio. Solo quando dalla sabbia emerge una miriade di collinette che rendono il paesaggio ricco di sfumature eccezionali, ci rendiamo conto che siamo quasi arrivati. Il viaggio è stato interminabile ma veniamo subito ripagati da una vista spettacolare: il grande e il piccolo tempio sono davanti a noi. Questi templi sono stati spostati in questo sito e ricostruiti alla perfezione nei primi anni sessanta dello scorso secolo. E’ da brividi la scritta che commemora l’evento: è stato restaurato il passato e costruito il futuro dell’umanità. Il grande tempio è dedicato da Ramsete II a se stesso divinizzato e alla ben nota triade divina, la facciata esterna è adornata da quattro colossi del re con la duplice corona del basso e dell’alto Egitto, curiose sono le statue dei babbuini in alto che guardano il sorgere del sole.
Nelle sale interne sono raffigurate tantissime scene militari con il faraone sempre trionfante che mostra orgogliosamente le teste dei nemici uccisi e altre scene con il dio Nilo che lega i papiri con i fiori di loto, simboli dell’unificazione. Proseguiamo senza togliere lo sguardo da queste meravigliose pareti dove sono raffigurati numerosi sacrifici agli dei; una, in particolare, mi ha colpito: quella in cui il faraone consegna agli dei il simbolo della giustizia. Proseguiamo sulla destra verso il piccolo tempio, anch’esso scavato nella roccia, dedicato alla moglie prediletta, Nefertari, di Ramsete II. Nell’interno ci sono tante immagini della vita della regina con suo marito, con gli dei e con la servitù che testimoniano che la donna nella civiltà egizia ha avuto ruoli e posizioni anche di potere.
Il nostro tour per l’Egitto è finito, domani partiremo in aereo per Il Cairo da dove raggiungeremo l’Italia. La sera salutiamo i nostri amici; avverto un nodo alla gola in quanto so benissimo che è un addio: vorrei piangere ma non posso. Fa male il pensiero in quanto tutto ha una fine, ma il tempo non cancellerà i ricordi di tutte le emozioni irripetibili che abbiamo condiviso; i momenti trascorsi rimarranno nella nostra memoria dove, ben archiviati, non moriranno mai. Ritornati a Firenze guardo lo scarabeo azzurro che ho legato al braccio e rivedo lo sguardo di quel bimbo che per cinque euro mi consegnò un mazzo di questi amuleti. Sorrido, sono serena e in pace con me stessa e consapevole di essermi immersa in una cultura unica: ho assaporato una fetta di mondo veramente misterioso.
Betty Ranieri