Siamo quattro avventurieri: Betty e Giovanni, Paola e Lorenzo. Nati a distanza di una generazione ma con idee comuni ben precise, siamo sempre pronti a mettere in valigia la nostra voglia di viaggiare in quanto non solo abbiamo sete di nuove esperienze, ma siamo desiderosi di scoprire nuovi mondi e di condividere magiche emozioni per poter vivere più serenamente la normale quotidianità. Ritornando da un viaggio si scopre, infatti, di possedere una carica interiore eccezionale che aiuta a convivere serenamente con il continuo logorio della modernità. Con questo spirito che ci accomuna che livella la differenza di età partiamo, il 12 agosto 2009, con un boeing 737 alla volta di San Francisco da dove, con un fuoristrada, raggiungeremo il Gran Canyon tra paesaggi indimenticabili. Io, Betty, attraverso questo diario, voglio aprire il mio animo, descrivere le mie personali sensazioni e arricchendo il mio carnet di viaggio mi soffermerò su quelle immagini che sono ben impresse nella mia memoria e che nessuno potrà mai più cancellare.
Dopo ben dodici ore di volo, trascorse all’insegna dell’assoluta tranquillità, atterriamo a San Francisco e raggiungiamo con un taxi il nostro hotel; è tardi e siamo molto stanchi ma ci catapultiamo ugualmente nella spettacolare e affascinante metropoli: un vero caleidoscopio di colori della California dream. Siamo desiderosi di assaporare aria nuova e di cominciare le nostre prime avventure tra le strade di questa città americana dal cuore europeo, un mosaico anticonvenzionale simbolo di un cosmopolitismo senza frontiere dove ognuno può trovare la sua vera identità.
Ci fermiamo a San Francisco solo tre giorni durante i quali cerchiamo di vivere al massimo quell’atmosfera New Age che regna tra le sue strade. Da Unione Square, fulcro turistico del centro, nei cui pressi è situato il nostro hotel, come prima cosa, con un cable-car attraversiamo la città: un vero esempio di stile bohemien, una metropoli della quale ci si innamora facilmente e dove ognuno sogna di vivere. Ripercorrere queste strade collinose, immortalate dai famosi inseguimenti polizieschi, mi fa rinascere, le stesse strade da dove si possono ammirare magnifici scorci sulla baia, vedute mozzafiato sia del Golden Gate Bridge, il famoso ponte sospeso che svetta sopra le basse nuvole, che della mitica isola di Alcatraz. L’armoniosa insenatura con i suoi superbi gabbiani riesce letteralmente a stregarmi, rimango seduta per ore su una panchina ad ammirare questo incantevole angolo del mondo che esercita negli animi un’irresistibile attrazione; in silenzio, quasi per non rovinare l’atmosfera, resto immobile, ammaliata da questa vista di una bellezza incomparabile, fino a quando il tramonto avvolge con il suo velo rosso il ponte e lo rende ancor più vivo e misterioso.
Andiamo un po’ dappertutto. A Chinatown girovaghiamo senza limiti e, varcata la soglia del celebre Dragon’s gate, ci troviamo nel cuore del continente asiatico tra incensi e profumi; nel quartiere italiano arriviamo fino alla Coit Tower e ci sentiamo un po’a casa nostra, ammiriamo le graziose e aristocratiche case vittoriane, dalle candide facciate tra le pendenze estreme, che sembrano contrastare i grattacieli del quartiere finanziario; attraversiamo finanche Lombard street, la strada in fiore con i suoi stretti tornanti a serpentina.